Spaghetti con crema di peperoni e datterini multicolori

Il peperone, che Leonardo Da Vinci usava, essiccato e pestato, per le tinte dei suoi affreschi, appartiene alla famiglia delle Solanaceae (famiglia in cui rientrano anche le piante dei pomodori, delle patate e delle melanzane). Originario dell’America centro-settentrionale, il peperone venne introdotto in Europa nel ‘500, in seguito alla scoperta del continente americano e, insieme al pomodoro, fu il primo ortaggio rosso ad arricchire il nostro paniere dei vegetali, anche se venne impiegato inizialmente solo a scopo ornamentale. Il peperone (Capsicum annum L.) è una conquista “recente” nel patrimonio orticolo e gastronomico europeo. Fino al Rinascimento, questo gustoso ortaggio era sconosciuto alle popolazioni europee e fu solo con la scoperta dell’America, da cui proviene, che fece il suo ingresso sulle nostre tavole, colorandole. Il primo a parlare di peperoni fu proprio Cristoforo Colombo, che nel suo diario, parlando dell’isola di Haiti, scrisse: “i miei uomini vi trovarono molti aji che gli Indigeni usano come fossero pepe e che vantano maggiori pregi del nostro, perché esso può considerarsi vera e propria pietanza per chi riesca a sopportarne il sapore assai forte. Niuno là mangia senza il condimento di questo aroma”.
Spaghetti con crema di peperoni e datterini multicolori
Il peperone, che Leonardo Da Vinci usava, essiccato e pestato, per le tinte dei suoi affreschi, appartiene alla famiglia delle Solanaceae (famiglia in cui rientrano anche le piante dei pomodori, delle patate e delle melanzane). Originario dell’America centro-settentrionale, il peperone venne introdotto in Europa nel ‘500, in seguito alla scoperta del continente americano e, insieme al pomodoro, fu il primo ortaggio rosso ad arricchire il nostro paniere dei vegetali, anche se venne impiegato inizialmente solo a scopo ornamentale. Il peperone (Capsicum annum L.) è una conquista “recente” nel patrimonio orticolo e gastronomico europeo. Fino al Rinascimento, questo gustoso ortaggio era sconosciuto alle popolazioni europee e fu solo con la scoperta dell’America, da cui proviene, che fece il suo ingresso sulle nostre tavole, colorandole. Il primo a parlare di peperoni fu proprio Cristoforo Colombo, che nel suo diario, parlando dell’isola di Haiti, scrisse: “i miei uomini vi trovarono molti aji che gli Indigeni usano come fossero pepe e che vantano maggiori pregi del nostro, perché esso può considerarsi vera e propria pietanza per chi riesca a sopportarne il sapore assai forte. Niuno là mangia senza il condimento di questo aroma”.
Istruzioni per cucinare
- 1
Primo passaggio occorre mettere a macerare i datterini. Tagliare i datterini nel senso della lunghezza e metterli a macerare con sale, olio, un peperoncino privo di semi, parecchio basilico, uno spicchio d'aglio tagliato a metà e tolto il germoglio e olio evo per un paio d'ore.
- 2
In un tegame caldo mettete un giro d'olio, la cipolla tagliata a fettine sottili, la patata tagliata anch'essa a fettine sottili, un rametto di rosmarino e i peperoni tagliati a cubetti. Insaporite a fiamma vivace, salate, pepate e infine aggiungete una tazza da tè scarsa di acqua. Abbassate la fiamma e cuocete fino a quando tutto è ammorbidito.
- 3
Togliete il rosmarino e mettete il tutto in un bicchiere per mixer ad immersione. Frullate il tutto con olio a filo fino a consistenza e omogeneità di una crema. Aggiustate di sale e pepe, e passate sul colino a maglie fitte per togliere le impurità lasciate dalla buccia.
- 4
Ora colate tutto il liquido che hanno rilasciato i datterini, compreso il peperoncino e il basilico, nella padella dove poi padellerete gli spaghetti. Unite le alici e fatele sciogliere a fuoco basso.
- 5
Intanto avrete messo a cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata. A un paio di minuti da fine cottura trasferiteli nella padella calda delle alici. Insaporite bene e poi continuate la cottura aggiungendo acqua di cottura poco per volta.
- 6
A un minuto da fine cottura aggiungete una parte della crema. Mescolate e continuate la cottura. Aggiungendo dopo poco i datterini (dovranno alla fine risultare quasi crudi.. cuoceranno per pochi secondi). Infine aggiungete una manciata di basilico, un giro di olio a crudo e padellate. Deve risultare molto fluida perché si rapprende dopo poco.
- 7
Impiattate facendo colare ancora qualche goccia di crema e un filo di olio a crudo.
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Una storia narrata da Ovidio lega il nome della menta a quello della ninfa “Myntha”, creatura di bellezza straordinaria. Secondo la leggenda, la ninfa venne trasformata nella pianta della menta da Proserpina, moglie gelosa di Plutone, ed il suo caratteristico profumo gli fu donato dal dio come ultimo gesto d’amore.La menta era molto apprezzata nell’antichità per le sue qualità terapeutiche ed aromatizzanti. La Bibbia segnala che gli ebrei la usavano per profumare le mense ed elevare lo spirito, mentre Discoride e Galeno evidenziano che Greci e Romani l’apprezzavano quale stimolante dei piaceri venerei. Le spose, per essere gradite agli sposi, ne intrecciavano i fusti fioriti ed odorosi nelle corone nuziali. Diversi testi riportano credenze secondo le quali i Latini vietavano il consumo di menta ai soldati, perché se resi schiavi del suo potere afrodisiaco avrebbero preferito impegnarsi nelle battaglie amorose anziché in quelle con il nemico.A conferma delle virtù stimolanti della pianta, presso alcuni popoli del Mediterraneo era tradizione la prima notte di nozze distribuire moltissime foglie di menta sul pavimento della camera da letto.L’opinione che la pianta possedesse qualità corroboranti rimase tale fino al XVII sec. poi nell’Ottocento si affermò il convincimento che questa erbacea avesse solo la virtù di stimolare l’apparato digerente. Attualmente si riconosce alla menta un’azione corroborante dello stomaco e del sistema nervoso centrale. Tony Mazzanobile -
Vermicelli con crema di zucchine, peperoni e porro fritto Vermicelli con crema di zucchine, peperoni e porro fritto
Il porro era già molto apprezzato nell’epoca egizia: il faraone Cheope, dopo essere stato guarito da un’infezione alle vie urinarie, regalò al suo medico un mazzo di 100 porri. Greci e Romani furono tra i primi ad utilizzarlo dal punto di vista salutistico.Ippocrate fu il primo ad elencare le varie proprietà di questo ortaggio: aumenta la diuresi; aumenta il latte delle nutrici; guarisce la tisi. Nerone, invece, faceva delle diete a scadenza mensile cibandosi per alcuni giorni solo con i porri perché questo serviva a rendere più chiaro il timbro di voce e più suadenti le dichiarazioni d’amore. Nel Medioevo il porro veniva utilizzato come rimedio per purificare i polmoni e le vie respiratorie e il succo veniva usato per fermare le emorragie.Proprietà del porro: 1)rimedio contro le punture di insetti (zanzare, vespe e calabroni). Ricetta: il porro viene tagliato a metà o triturato e lo si strofina sulla puntura d’insetto e dopo poco il dolore scompare; azione curativa nei confronti di disturbi della vescica; usato nella calcolosi renale e vescicale: ricetta: bollire 3 porri in 500 ml di acqua, filtrare e bere il decotto; utile contro il torcicollo e la lombaggine ed inoltre su tumefazioni artritiche e reumatiche: ricetta: Tritare un porro e bollirlo in un bicchiere di latte, si ottiene una poltiglia che viene applicata calda per 20 minuti in cataplasma locale nelle zone da trattare. Tony Mazzanobile -
Fileja con broccolo verde e mini peperoni Fileja con broccolo verde e mini peperoni
I Fileja, Filareddri, filateddri, maccarruni: sono tutti appellativi con cui si identifica questo tipico formato di pasta, a base di semola di grano duro e acqua, impastata, tagliata a tubicini di circa 10 centimetri e arrotolata, con un sapiente movimento di mani, su un bastoncino sottile solitamente ricavato dalla parte legnosa degli steli di sparto, una pianta tipica della zona del mediterraneo. Per lungo tempo i fileja si trovavano solo nella loro zona di origine e non andavano oltre la provincia di Vibo Valentia, ma oggi sono un piatto diffuso in tutta la regione e interpretato in modi differenti a seconda della zona e delle materie prime a disposizione. Tony Mazzanobile -
Linguine rigate con crema di zucchine, datterini confit e granella di pistacchi Linguine rigate con crema di zucchine, datterini confit e granella di pistacchi
Greci e Romani conoscevano lo zucchero, importato dall’Oriente in piccole quantità, ed impiegato esclusivamente a scopi terapeutici. Furono gli Arabi che lo introdussero in Spagna e Sicilia intorno all'anno mille. Raro e costoso, non entrò nell’uso quotidiano come dolcificante, ma fu trattato alla stregua di una spezia medicamentosa da vendersi nelle botteghe degli speziali.Con l'accrescere della sua importazione, a Venezia molte famiglie si arricchirono a tal punto da essere chiamate "re dello zucchero".Si esigevano pedaggi per il passaggio attraverso i vari paesi, tanto che un pane di zucchero poteva valere quanto un pane d'argento dello stesso peso. La scoperta dell’America, con i suoi ampi territori tropicali, suggerì agli Europei la possibilità di ottenere grandi profitti coltivando la canna da zucchero in Brasile e nelle isole delle Antille. Con la diffusione delle coltivazioni di “canna” anche nelle isole Atlantiche, il costo del “sale dolce” divenne più accessibile, facendo nascere sopratutto in Italia dolci ricchi e fantasiosi. Nel periodo napoleonico venne a mancare a causa del blocco continentale, e si provvide a sostituire lo zucchero di canna con lo zucchero di barbabietola. Per forti interessi protezionistici, lo zucchero di canna tornò a circolare liberamente in Europa soltanto dopo il 1915. Tony Mazzanobile -
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