Linguine con crema di piselli, datterini gialli e ricotta salata

In origine la ricotta salata veniva prodotta per aumentare la conservazione della classica ricotta. Occorre precisare che la ricotta non è propriamente un formaggio, come spesso viene definita. Si tratta piuttosto di un sottoprodotto della lavorazione del latte. Per ottenerla, infatti, si utilizza il solo siero derivante dalla produzione casearia. Il siero del latte di vacca, pecora o capra (o misto di capra e pecora) viene scaldato ad una temperatura di 80-85° in una caldaia stagnata detta “quarara” e quando raggiunge una temperatura ottimale viene addizionato con un coadiuvante che ne favorisce la rapida acidificazione, in modo tale che le siero proteine, dette globuline, possano salire più facilmente in superficie. Dopo l'affioramento delle ricotte, si procede alla rimozione della schiuma con lo “scumaricotta” e alla lavorazione su tavole di legno o su graticci in canna. Le forme vengono, quindi, poste nelle fiscelle, rivoltate e fatte riposare. Devono trascorrere tre giorni perchè si possa procedere alla fase di salatura, effettuata a secco quasi esclusivamente a mano con 40-50 grammi di sale marino grosso per ogni forma.
Linguine con crema di piselli, datterini gialli e ricotta salata
In origine la ricotta salata veniva prodotta per aumentare la conservazione della classica ricotta. Occorre precisare che la ricotta non è propriamente un formaggio, come spesso viene definita. Si tratta piuttosto di un sottoprodotto della lavorazione del latte. Per ottenerla, infatti, si utilizza il solo siero derivante dalla produzione casearia. Il siero del latte di vacca, pecora o capra (o misto di capra e pecora) viene scaldato ad una temperatura di 80-85° in una caldaia stagnata detta “quarara” e quando raggiunge una temperatura ottimale viene addizionato con un coadiuvante che ne favorisce la rapida acidificazione, in modo tale che le siero proteine, dette globuline, possano salire più facilmente in superficie. Dopo l'affioramento delle ricotte, si procede alla rimozione della schiuma con lo “scumaricotta” e alla lavorazione su tavole di legno o su graticci in canna. Le forme vengono, quindi, poste nelle fiscelle, rivoltate e fatte riposare. Devono trascorrere tre giorni perchè si possa procedere alla fase di salatura, effettuata a secco quasi esclusivamente a mano con 40-50 grammi di sale marino grosso per ogni forma.
Istruzioni per cucinare
- 1
Fate bollire i piselli in acqua salata e poi tuffarli in acqua e ghiaccio per mantenere il colore. In una padella calda mettete un giro d'olio, rosmarino e la patata tagliate a fettine sottili. Fate in saporire, salate e poi aggiungete una mezza tazza di acqua calda. Cuocete finchè non sarà la patata morbida. Togliete il rosmarino e poi frullate tutto insieme piselli e la patata con i suoi liquidi, con un po' d'olio e foglie di basilico. Deve rimanere una crema liscia e fluida.
- 2
In una padella mettete due giri d'olio, l'aglio, il peperoncino tagliato a pezzetti e privo di semi e alcune foglie di basilico. Fate insaporire, e aggiungete i datterini tagliati a metà nel senso della lunghezza, salate e unite un po' di acqua. Fate cuocere finchè non vedete la buccia dei datterini raggrinzire. Poi togliete il basilico e la buccia ai datterini e mettete da parte, mentre il liquido lasciato in padella lo mettete nella padella dove padellerete la pasta,
- 3
Mettete a cuocere le linguine in abbondante acqua salata e a 2 o 3 minuti da fine cottura, trasferitele nella padella calda dove avete messo il liquido dei datterini. Fate insaporire e poi continuate la cottura aggiungendo acqua di cottura. A circa 1 minuto dalla cottura aggiungete una parte della crema. A fine cottura aggiungete i datterini, mescolate delicatamente, poi con un filo d'olio padellate.
- 4
Impiattate (non deve essere asciutta!! raffreddando si rapprende!) aggiungendo ancora della crema, poi foglioline di basilico e una grattugiata di ricotta salata. Buon appetito!
Cooksnap
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La Ricotta salata nasce per essere conservata più a lungo di quella fresca. Solitamente è un latticino del centro-sud italiano. La Ricotta non è un formaggio. Lo si può capire dal fatto che per ottenerla si utilizza il siero derivante dalla lavorazione del formaggio. È quindi considerata un sottoprodotto della lavorazione del latte. Storicamente il siero per fare la Ricotta veniva acidificato con l'agra, ovvero una miscela di siero e limone o aceto. Oggi si utilizzano acidificanti naturali come l'acido lattico o l'acido citrico. Il siero è la parte liquida che rimane dopo aver fatto il formaggio, sia esso di latte vaccino o di altri latti, e contiene le siero proteine, cioè la base solida della Ricotta. Il siero viene riscaldato alla temperatura di 80-85°, a volte anche di più, in funzione del latte di origine o della consistenza che si intende ottenere. Giunti alla temperatura ideale, viene immesso un coadiuvante che consente al siero di acidificare rapidamente. Questa operazione permette alle siero proteine, dette anche globuline, di raggiungere, galleggiando, la superficie del siero. Dopodiché il tutto viene lasciato in sosta per alcuni minuti e poi raccolto. Terminato lo spurgo del siero, la Ricotta viene posta su tavole di legno o su graticci in canna e quindi salata, a secco. Lì rimane fino a indurimento della pasta. In stagionatura le forme vengono pulite dalle eventuali muffe. Tony Mazzanobile -
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Nel 2000 a.C. nella valle dell'Indo, oggi Pakistan, vi era una popolazione che conosceva il limone. Apparve poi in Grecia, come mela della Media (Iran occidentale), nel V sec. a.C. Ritrovamenti fatti nella zona degli scavi di Pompei, farebbero pensare che il limone era già conosciuto in epoca romana. Ne scrisse come mela di media anche Virgilio indicandola quale antidoto contro i veleni. I Romani, probabilmente a causa del sapore acre ed acido del limone, non lo gradirono e del suo uso se ne persero le tracce. La riscoperta del limone si ebbe nell’anno mille, quando gli arabi apprezzandone l'uso alimentare e terapeutico, lo diffusero assieme ad altri agrumi nel Medio oriente. Furono Crociati e pellegrini di ritorno dalla Terrasanta, fra l'XI e il XII sec., a portare alberelli di limone nel sud Italia. Grazie alla vocazione mercantile di Amalfi l'agrume arrivò poi in molti territori della penisola, entrando in ricette di verdure, insalate e dolci. Il limone, oltre ai tanti utilizzi in gastronomia e profumeria, ha diversi usi tramandati di generazione in generazione.Per mantenere bianco lo smalto dei denti, c’era chi li strofinava con la scorza di limone una volta a settimana.Le ragazze per avere capelli splendenti si facevano impacchi d’olio d’oliva con succo di limone.Lo stesso composto spalmato sulla pelle era utilizzato da chi soffriva di eritema solare. Tony Mazzanobile -
Pappardelle con crema di melanzana, datterini gialli confit e zucchine Pappardelle con crema di melanzana, datterini gialli confit e zucchine
Il pomodoro è un ortaggio originario di un’area del continente americano compresa orientativamente tra il Messico e il Perù attuali. Venne importato in Europa attorno alla metà del XVI secolo, quando Hernàn Cortès, rientrando in Spagna, ne portò con sé alcuni esemplari. Dopo circa cinquant’anni, l’ortaggio approdò anche in Italia, dove trovò condizioni pedoclimatiche ideali nella zona meridionale del Paese. Un secolo dopo, quando ormai la coltivazione aveva raggiunto una buona diffusione, le bacche cominciarono a cambiare colore, passando dall’originario colore giallo intenso, al rosso.Come suggerisce il suo stesso nome, dunque, il pomodoro non è sempre stato rosso. Il colore dorato originario oggi, ormai, caratterizza soltanto pochissime varietà, come quella dolce e gustosa che cresce alle falde del Vesuvio. Si tratta di un ecotipo dalle origini antiche che, in questa zona della Campania, viene coltivato da secoli. Grazie agli interventi da parte della Regione e del Parco Nazionale del Vesuvio finalizzati alla conservazione del prodotto, oggi il Pomodorino Giallo è conosciuto e diffuso anche al di fuori dell’areale di produzione e sono sempre più numerosi i mercati di tutta Italia in cui è possibile imbattersi nelle invitanti bacche dorate del Vesuvio. Tony Mazzanobile -
Fusilli alle verdure con crema di zucchine e piselli Fusilli alle verdure con crema di zucchine e piselli
I piselli per migliaia di anni non sono stati mangiati freschi ma essiccati dopo la raccolta grazie alla loro ottima capacità di conservazione. Simbolo di fortuna e prosperità, in passato i fiori bianchi e gialli di questa leguminosa venivano intrecciati in ghirlande bene auguranti per le spose, mentre le sfere verdi del baccello erano una delle principali fonti di nutrimento. Sono fra i legumi coltivati e consumati da più tempo dall’uomo. In Asia Minore pare si conoscessero fin dal seimila a.C., ma erano certamente alimento di Greci, Etruschi e Romani. Nella letteratura gastronomica compaiono per la prima volta in Francia, secchi in una specie di purè al latte, ne Le viandier. Questa lettera di Madame de Maintenon, datata 10 maggio 1696, racconta la passione per i verdi legumi che furoreggiava a fine Seicento in Francia, alla corte di Luigi XIV. «È stupefacente», scriveva l'anno prima un biografo di Colbert, «vedere personaggi così dediti al piacere da acquistare i piselli verdi per somme enormi». Nella tradizione contadina appare la ricetta dei «piselli fricti in carne salata» inclusa da Mastro Martino da Como nel suo celebre ricettario, a metà del quindicesimo secolo. Da una parte si mettono a bollire i piselli, dall'altra si friggono fette sottili (lunghe «mezo dito») di carne salata, indi si uniscono i piselli a cuocere con la carne. È l'archetipo dei piselli al prosciutto, tuttora un piatto tipico della gastronomia italiana. Tony Mazzanobile -
Spaghetti con crema di peperoni e datterini multicolori Spaghetti con crema di peperoni e datterini multicolori
Il peperone, che Leonardo Da Vinci usava, essiccato e pestato, per le tinte dei suoi affreschi, appartiene alla famiglia delle Solanaceae (famiglia in cui rientrano anche le piante dei pomodori, delle patate e delle melanzane). Originario dell’America centro-settentrionale, il peperone venne introdotto in Europa nel ‘500, in seguito alla scoperta del continente americano e, insieme al pomodoro, fu il primo ortaggio rosso ad arricchire il nostro paniere dei vegetali, anche se venne impiegato inizialmente solo a scopo ornamentale. Il peperone (Capsicum annum L.) è una conquista “recente” nel patrimonio orticolo e gastronomico europeo. Fino al Rinascimento, questo gustoso ortaggio era sconosciuto alle popolazioni europee e fu solo con la scoperta dell’America, da cui proviene, che fece il suo ingresso sulle nostre tavole, colorandole. Il primo a parlare di peperoni fu proprio Cristoforo Colombo, che nel suo diario, parlando dell’isola di Haiti, scrisse: “i miei uomini vi trovarono molti aji che gli Indigeni usano come fossero pepe e che vantano maggiori pregi del nostro, perché esso può considerarsi vera e propria pietanza per chi riesca a sopportarne il sapore assai forte. Niuno là mangia senza il condimento di questo aroma”. Tony Mazzanobile
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