Lasagne al forno con radicchio e gorgonzola, con cuore cremoso

LA STORIA DEL FORNO.
Dobbiamo andare molto indietro nel tempo per arrivare alle origini dell’antenato del forno, così tanto utile per la cottura dei cibi, necessaria all’igiene, alla sicurezza ed alla digestione degli alimenti.
Forno significa calore che significa fuoco ed allora dobbiamo riconoscere che fu l’Homo erectus, 1 milione e mezzo di anni fa, in Sud Africa, a domare il fuoco ed a scoprirne le potenzialità. Fu un caso, probabilmente un fulmine che infiammò il ramo di un albero, che fece scattare l’idea dell’utilizzo di quel ramo per migliorare il cibo. Dobbiamo, tuttavia, aspettare l’arrivo dell’Homo sapiens, 29000 anni fa per giungere alla costruzione del primo forno: una fossa interrata dove veniva messo il cibo, coperta da spesso fogliame, ma ancora siamo agli antipodi del forno domestico.
E’ una invenzione degli antichi egizi, 5000 a.C., la costruzione di un forno tradizionale a legna, con apertura superiore, ma con un grande problema: il calore veniva disperso. Allora furono i greci, nel 1700 a.C., ad inventare i primi forni domestici con quell’apertura a lato, davanti non sopra, che – insieme con altri accorgimenti – ne permetteva una migliore efficienza, cioè minore dispersione del calore.
Lasagne al forno con radicchio e gorgonzola, con cuore cremoso
LA STORIA DEL FORNO.
Dobbiamo andare molto indietro nel tempo per arrivare alle origini dell’antenato del forno, così tanto utile per la cottura dei cibi, necessaria all’igiene, alla sicurezza ed alla digestione degli alimenti.
Forno significa calore che significa fuoco ed allora dobbiamo riconoscere che fu l’Homo erectus, 1 milione e mezzo di anni fa, in Sud Africa, a domare il fuoco ed a scoprirne le potenzialità. Fu un caso, probabilmente un fulmine che infiammò il ramo di un albero, che fece scattare l’idea dell’utilizzo di quel ramo per migliorare il cibo. Dobbiamo, tuttavia, aspettare l’arrivo dell’Homo sapiens, 29000 anni fa per giungere alla costruzione del primo forno: una fossa interrata dove veniva messo il cibo, coperta da spesso fogliame, ma ancora siamo agli antipodi del forno domestico.
E’ una invenzione degli antichi egizi, 5000 a.C., la costruzione di un forno tradizionale a legna, con apertura superiore, ma con un grande problema: il calore veniva disperso. Allora furono i greci, nel 1700 a.C., ad inventare i primi forni domestici con quell’apertura a lato, davanti non sopra, che – insieme con altri accorgimenti – ne permetteva una migliore efficienza, cioè minore dispersione del calore.
Istruzioni per cucinare
- 1
Facciamo la besciamella: In una casseruola mettere il burro e fatelo fondere a fuoco dolce, poi inserite a pioggia la farina e con una frusta mescolate continuamente per non fare formare grumi finchè la farina non si tosta un po'. Poi unite il latte, che avrete intiepidito precedentemente e condito con sale, noce moscata e pepe, a filo sempre mescolando, e lo portate a bollore. Cuocete per 5 minuti scarsi, sempre girando con la frusta. Mettete da parte.
- 2
Fare una dadolata del radicchio tenendone qualche foglia per guarnizione. In una padella calda mettete un giro d'olio, uno spicchio d'aglio e mezza cipolla tritata. Fate appassire la cipolla con un goccio d'acqua e poi inserite il radicchio. Salate (poco.. il gorgonzola da sapidità)) fate saltare a fiamma vivace per insaporire poi versate mezzo bicchiere di vino fate evaporare e coprite abbassando la fiamma. Ammorbidite asciugando.
- 3
In una teglia antiaderente mettete uno strato di besciamelle. Mettete ora uno strato di lasagne, poi besciamelle, poi uno strato di radicchio, poi dei pezzi di gorgonzola. Io ho fatto 5 strati con questa ripetizione, poi ho terminato con le lasagne, una spennellata di tuorlo con un goccio di latte, poi una generosa grattugiata di parmigiano, e infine dei ficchi di burro. Infornate a 170° per circa 20 min. ultimi 5 min. con grill
Cooksnap
Hai preparato questa ricetta? Condividi una foto della tua creazione!
Ricette simili
-
Tagliolini con radicchio trevigiano affogato nel Chianti, e crema di gorgonzola Tagliolini con radicchio trevigiano affogato nel Chianti, e crema di gorgonzola
Il radicchio di Treviso si può dire che ha quarti di nobiltà artistica: ha avuto, infatti, l’onore di essere stato raffigurato in un celebre quadro di Leandro dal Ponte, detto il Bassano, “Le nozze di Cana” esposto al Louvre. E’ il Radicchio Rosso Tardivo di Treviso, che, come Cenerentola, da umile cicoria dei campi è diventato una prelibatezza gourmet per tavole raffinate. E non è tutto perché “Il radicchio di Treviso figura anche in altre due opere conservate alla Galleria Sabauda di Torino, una di Francesco e l’altra di Leandro da Ponte. Si tratta di due grandi scene di mercato in cui, in mezzo a molti altri prodotti della campagna, ci sono delle ceste ricolme di radicchio che ha una forma del cespo molto simile a quella che siamo abituati a vedere ai nostri giorni”. Tony Mazzanobile -
Lasagne al radicchio di Treviso e gorgonzola con noci Lasagne al radicchio di Treviso e gorgonzola con noci
Come da tradizione per le festività è usanza portare in tavola le lasagne o "pasticcio"da noi in Veneto..che siano preparate con ragù per Natale o con il pesce per la vigilia poco importa le lasagne rimangono al 1 posto e sono molto versatili..si possono preparare con tutto ...date spazio alla vostra fantasia!! Io ho preparato la versione piu semplice adatta anche a persone alle 1 armi o che non hanno tanto tempo!! #classicidinatale CUCINARE SERENAMENTE -
Filetto di manzo con radicchio in fonduta e frutto di mostarda Filetto di manzo con radicchio in fonduta e frutto di mostarda
Il taglio del filetto di manzo si sviluppa in parallelo alla costata, sotto le vertebre lombari e in prossimità dei reni. E’ un muscolo che, durante la vita dell’animale, non viene quasi mai allenato, rimanendo particolarmente tenero quando lo andiamo a cucinare e mangiare. Ecco alcuni consigli che vi diamo per cucinare al meglio il vostro filetto di manzo: Il primo impatto con la padella è fondamentale per il risultato finale: preferite una padella di ferro, dorandola leggermente con burro o olio prima di posizionare la carne. Al momento della rosolatura, si forma la tipica crosticina, impedendo agli umori di disperdersi, in questo modo donerete alla preparazione succosità e sapore: si tratta della Reazione di Maillard, che avviene tra gli aminoacidi delle proteine e gli zuccheri della carne a temperature comprese tra i 140 e 180°C. Tony Mazzanobile -
Paglia e fieno con radicchio tardivo e fonduta di fontina Paglia e fieno con radicchio tardivo e fonduta di fontina
All’inizio tutto veniva fatto a mano, ed appunto per questo la sola forma di pasta possibile era lo gnocco. Ma accanto a lui, i formati ottenibili con le mani, o strumenti semplici, il pastone di semola e acqua, fino ad ottenere le diverse varianti locali delle orecchiette, le trofie recchesi, i cavatieddi di Puglia.In un secondo tempo ci si accorse che con la pressione di un bastone cilindrico liscio, si poteva ottenere la sfoglia. Al primo posto le lasagne e poi la gamma dei formati analoghi, ricavati con il taglio della sfoglia: tagliatelle, tagliolini, taglierini, oppure fettucce e fettuccine. Cose da pappare: ecco così le pappardelle in Toscana e paparelle a Verona. In Europa centrale la sfoglia di grano tenero dal termine latino nodellus derivano in Francia le nouilles, in Germania i nudeln e in lingua inglese i noodles. La sfoglia è anche all’origine di alcune paste corte: le farfalle (strichetti in Emilia), i garganelli: rettangoli di pasta avvolti attorno ad un bastoncino e zigrinati su un pettine da telaio in Romagna, e i corzetti della Riviera ligure di Ponente: medaglioni pressati da due “timbri” di legno inciso, che trasformano i dischetti in bassorilievi con fiori, stelle, rami d’olivo, profili umani. Dall’azione di pressare l’impasto con uno stampo chiuso alla creazione di uno stampo forato, il passo fu breve. Così è nato lo strumento per la preparazione dei passatelli casalinghi. Lo spaghetto, almeno in Occidente, è figlio della macchina, di trafilatura. Tony Mazzanobile -
-
Linguine con radicchio tardivo trevigiano e salsa di gorgonzola Linguine con radicchio tardivo trevigiano e salsa di gorgonzola
Il Radicchio Tardivo di Treviso è un prodotto molto pregiato e costoso (dai 6 ai 10 euro al kg, mediamente), ma sapendo la laboriosità della lavorazione capirete il perché. Solo quello che proviene dai 24 comuni dall’area tipica fra le province italiane di Treviso, Padova e Venezia si può chiamare l’autentico radicchio rosso tardivo di Treviso. Rispetto alla tipologia “precoce”, il tardivo è meno amaro, più croccante e le sue foglie sono più lanceolate. Questo prezioso ortaggio, chiamato il re dell’inverno, richiede molta acqua e freddo e nasce sulla "linea delle risorgive" che divide l'alta dalla bassa pianura. Qui, sotto un manto di ghiaia, risalgono spontaneamente dal terreno purissime acque di falda provenienti dalle Dolomiti. Il secondo ingrediente è il freddo perché solo dopo la seconda gelata il ciuffo di radicchio si merita il bollino di garanzia IGP. Tony Mazzanobile -
Bavette rigate con radicchio tardivo, crema di gorgonzola e crumble di parmigiano Bavette rigate con radicchio tardivo, crema di gorgonzola e crumble di parmigiano
Ero partito con l'idea di fare questa ricetta aggiungendo noci o speck, ma ho dimenticato di comprarli. Ma vi assicuro che, se qualche volta la farò ancora, non aggiungerò niente a questa ricetta perchè è eccezionale così com'è. Tony Mazzanobile -
Minestra di polenta con radicchio tardivo e fagioli rossi Minestra di polenta con radicchio tardivo e fagioli rossi
Prima dell’introduzione in Europa del mais la polenta si preparava utilizzando farine come quella di farro, di miglio o di frumento. Con la scoperta dell’America, e l’arrivo del mais – che veniva coltivato già da migliaia di anni in America Centrale – nella storia della polenta avvenne una vera e propria rivoluzione: nel nostro continente infatti il piatto, a partire dal Cinquecento (in Veneto, espandendosi successivamente nel bergamasco, nel milanese e in Piemonte), iniziò a diffondersi tra gli strati più umili della popolazione.Nel Sette-Ottocento la polenta, un alimento molto economico, era alla base dell’alimentazione nelle zone rurali della Penisola e a volte era l’unico cibo disponibile. Purtroppo, parallelamente a questo largo consumo, alla fine del 19mo secolo si diffuse capillarmente anche la pellagra, una malattia legata alla carenza di vitamine del gruppo B, niacina (vitamina PP) o di triptofano (l’amminoacido necessario per la sua sintesi), che venne sconfitta solo apportando importanti cambiamenti alimentari.Il mais infatti contiene sì queste vitamine ma, se non viene consumato insieme ad altri alimenti freschi – come ad esempio il latte – o se non viene sottoposto ad un trattamento di alcalinizzazione come la nixtamalizzazione, queste non possono essere assorbite correttamente dal nostro organismo. Tony Mazzanobile -
Bigoli con radicchio affogato, crema di porro e fontina, e noci Bigoli con radicchio affogato, crema di porro e fontina, e noci
Le origini della Fontina sono sicuramente antiche, anche se non certe. C’è una leggenda secondo la quale a svelare ai valdostani il segreto della lavorazione del latte sarebbe stato un semidio, chiamato “Sarvadzo” (selvatico). Nei castelli valdostani, sugli affreschi di Issogne, tra dame, cavalieri e guerrieri è frequente scorgere un medievale banco di vendita del formaggio in cui si possono riconoscere le caratteristiche forme di Fontina.Bisogna arrivare al 1717 per trovare la citazione esplicita di un formaggio “de Fontin” nel registro del canonico del Gran S.Bernardo. Per molti secoli la Fontina è stata prodotta direttamente all’alpeggio, perché la quasi totalità delle famiglie valdostane aveva al massimo tre mucche. Solo nell’800 si costituirono le latterie turnarie, per mettere in comune il latte da lavorare. Di certo è che le forme migliori di Fontina sono sempre state destinate alla mensa dei reali di Savoia, i quali in particolari occasioni ne facevano dono ai regnanti di altri paesi.La fontina rappresenta oggi uno dei formaggi più amati nella realizzazione di toast o panini sia caldi che freddi: ottimo è il suo abbinamento con il prosciutto cotto o lo speck. Tony Mazzanobile -
Lasagne al forno con melanzane senza besciamelle Lasagne al forno con melanzane senza besciamelle
L’uso di lessare gli impasti di acqua e farina risale al Medioevo e la lasagna è uno dei formati più conosciuti, citata a partire almeno dal XIII secolo. Rimane celebre il riferimento di Fra’ Salimbene da Parma che nella sua cronaca del 1284 parla di un frate corpulento dicendo “non vidi mai nessuno che come lui si abbuffasse tanto volentieri di lasagne con formaggio”. La lasagna del frate doveva essere impastata con sola acqua e farina, tagliata in larghe strisce, lessata in brodo o acqua e consumata asciutta con del formaggio. Questo era probabilmente il modo più comune di consumare le lasagne, ma ne esisteva anche una versione al forno a noi più familiare a cui era riservato un condimento molto più ricco. Nei ricettari che si fanno risalire alla corte angioina ne viene descritto un tipo imbottito con “uova fritte o lessate o strapazzate e ravioli fatti a pezzi o interi, formaggio grasso grattato o tagliato, lardo quanto basta” il tutto contornato da salsicce disposte “all’intorno a guisa del muro” e sormontato da figure di pasta come quella di “un serpente che combatte con una colomba”. Una portata di grande effetto scenico, sicuramente destinata a un banchetto di corte. #semplicementepasqua Tony Mazzanobile -
Lasagna al radicchio rosso, gorgonzola, nocciole e noci Lasagna al radicchio rosso, gorgonzola, nocciole e noci
Buongiorno cari amici,la domenica solitamente ho un po' più tempo per dedicarmi alla preparazione del pranzo. Oggi ho pensato di portare in tavola questa lasagna vegetariana con radicchio rosso, gorgonzola e granella di nocciole e noci.A noi è piaciuta molto. Se vi può interessare, vi lascio di seguito la ricetta.Buon proseguimento di giornata! Alessandra Petrei -
Risotto con radicchio trevigiano tardivo e salsa di mirtilli Risotto con radicchio trevigiano tardivo e salsa di mirtilli
Il Carnaroli fu costituito da Ettore De Vecchi nel 1945 a Paullo, dall’incrocio tra Vialone e Lencino. Dal riso Vialone era già nato un altro famoso riso da risotti, il Vialone Nano, costituito invece nel 1937. Il chicco è particolarmente allungato, è di circa 7 mm, ha un colore perlato e il suo sapore è leggermente dolce, molto resistente ed elastico, infatti, durante la cottura, che è di circa 16-18 minuti, non scuoce e non si disgrega, ma rimane compatto. Ha una bassa tendenza a perdere amido ma una buona capacità di assorbire i liquidi durante la mantecatura. È considerato uno dei risi italiani più pregiati per via della sua eccellente tenuta di cottura. Il Carnaroli è diverso dal più comune riso Arborio per maggiore contenuto di amido, consistenza più soda e il chicco più lungo. Ideale per preparare sia risotti regionali che piatti speciali e gourmet, esaltando tutti i condimenti. Bisogna prestare attenzione: sotto il nome Carnaroli possono essere commercializzate anche altre varietà appartenenti alla stessa classe merceologica. Purtroppo i criteri di classificazione rispondono a logiche legate alla forma merceologica e non alla sostanza. Tony Mazzanobile
Altre ricette consigliate
Commenti