Tagliolini in zuppetta

Il tagliolino è un taglio di pasta all’uovo. Simile alle altrettanto amate tagliatelle, la sua larghezza è leggermente superiore a quella dei capellini, ma inferiore alla tagliatella stessa, parliamo infatti di 4-5 mm. La lunghezza dei tagliolini è invece simile a quella dello spaghetto, rendendolo di fatto il miglior sostituto in sughi pensati per questo tipo di pasta secca. I tagliolini, come la maggior parte dei tagli di pasta all’uovo, è presente in diverse regioni d’Italia, dove si afferma a pieno titolo come “tradizionale”. Di fatto, se dovessimo decidere una provenienza precisa per questo formato dovremmo seguire ciò che dice l’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali. Secondo il PAT, i tagliolini sono tipici di Molise e Piemonte (dove vengono chiamati tajarin), con un’altissima concentrazione di produzione nella zona delle Langhe. Ciò però non significa che questa pasta sia presente solo in quelle zone. Nelle Marche, infatti, la tradizione che la vede protagonista è molto forte. Il passato storico marchigiano è profondamente segnato dalla vita in campagna e così lo sono anche le paste all’uovo come i tagliolini. Considerato un piatto “di riciclo”, si sfruttava la farina che era avanzata dalla preparazione del pane per prepararlo.
Tagliolini in zuppetta
Il tagliolino è un taglio di pasta all’uovo. Simile alle altrettanto amate tagliatelle, la sua larghezza è leggermente superiore a quella dei capellini, ma inferiore alla tagliatella stessa, parliamo infatti di 4-5 mm. La lunghezza dei tagliolini è invece simile a quella dello spaghetto, rendendolo di fatto il miglior sostituto in sughi pensati per questo tipo di pasta secca. I tagliolini, come la maggior parte dei tagli di pasta all’uovo, è presente in diverse regioni d’Italia, dove si afferma a pieno titolo come “tradizionale”. Di fatto, se dovessimo decidere una provenienza precisa per questo formato dovremmo seguire ciò che dice l’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali. Secondo il PAT, i tagliolini sono tipici di Molise e Piemonte (dove vengono chiamati tajarin), con un’altissima concentrazione di produzione nella zona delle Langhe. Ciò però non significa che questa pasta sia presente solo in quelle zone. Nelle Marche, infatti, la tradizione che la vede protagonista è molto forte. Il passato storico marchigiano è profondamente segnato dalla vita in campagna e così lo sono anche le paste all’uovo come i tagliolini. Considerato un piatto “di riciclo”, si sfruttava la farina che era avanzata dalla preparazione del pane per prepararlo.
Istruzioni per cucinare
- 1
Tagliate i peperoni a fiammifero (tutta la lunghezza del peperone dopo aver tolto testa e semi). Poi in una padella mettete 2 giri d'olio, uno spicchio d'aglio e un rametto di rosmarino. Aggiungete sale e saltateli a fiamma vivace per 3-4 minuti. Devono solo ammorbidirsi. Poi togliete aglio e rosmarino.
- 2
Lavate, togliete la parte verde dei cipollotti tenendo la parte più tenere del verde che taglierete a rondelline. Ora tagliate i cipollotti in 4 parti in lunghezza. Ungete una piastra e piastrate i cipollotti (appoggiategli sopra un foglio di alluminio così crea un po' di vapore e vengono più morbidi).
- 3
Pulire i calamari togliendo anche la pelle. Poi tagliare come spaghetti in lunghezza. Condire con pepe, sale, coriandolo macinato al momento e un po' d'olio. Mescolare bene e poi in una padella calda, senza aggiunta di grassi, saltare per pochi attimi a fiamma vivace sfumando con il rum. Ricordate che più cuociono più duri diventano... Bastano 4 minuti.
- 4
Pulite i gamberi togliendo testa, carapace e budellino, lasciando solo il codino. In una padella mettete un goccio di olio e un foglio di carta forno affinché ne rimanga aderente, Disponete i gamberi e in ognuno di loro mettete un pizzico di sale, un po' di zenzero grattugiato, un goccio di rum e un goccio di olio. Ora coprite con foglio di alluminio (così farà vapore) e cuocete, a padella già calda, 1,5 minuti per parte.
- 5
Mettete a cuocere i tagliolini nel brodo. Tenete conto che tutti gli ingredienti dovranno cuocere insieme ancora due minuti, quindi quando sarà il momento aggiungete tutti gli ingredienti e cuocete ancora 2 minuti. Aggiustate di sale e di pepe se desiderate.
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Il fumetto di pesce, così come tutti gli altri fondi di cottura, nasce per utilizzare i ritagli di lavorazione di certi ingredienti, e per ridurre al minimo lo spreco. La sua funzione principale è quella di aromatizzare/insaporire altre ricette. Il fumetto non è solo di pesce (o crostacei o molluschi); si tratta infatti di un metodo per ottenere un particolare fondo di cottura differente sia dai brodi semplici, sia dai fondi bruni intensi; a tal proposito, esistono anche fumetti di carne e di funghi. Il termine “fumetto” deriva dal francese “fumet”, ovvero il profumo esalato dalle pietanze in cottura o servite in tavola. Il fumetto è infatti tipicamente aromatico, poiché (come vedremo più avanti) necessita anche di una rosolatura e di una sfumatura con il vino. Anche la tipica vampata di calore e vapore indotta dalla sfumata ha contribuito alla scelta del sostantivo “fumet” o “fumetto”. Per definizione, il fumetto di pesce rientra tra i fondi di cottura, ma - non prevedendo l'addensamento per mezzo di amidi, farine o roux (burro e farina) - ha una consistenza più simile ad un brodo corposo. Infatti, il fumetto di pesce è “ristretto” ma non “legato”, caratteristica essenziale che lo distingue in maniera netta e ben definita. Tony Mazzanobile -
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#dispensadisettembre.Pasta all'uovo. Già nell'era Paleolitico (40.000 anni fa) cominciarono le prime sperimentazioni della pasta. Poi con l'avvento dell'agricoltura continuarono le sperimentazioni. Dai ritrovamenti nella Grotta Bella a Cerveteri, sappiamo che gli antichi Etruschi erano soliti preparare la pasta in casa. Infatti, i bassorilievi delle nicchie sepolcrali raffigurano l’interno di una casa, nella quale si vedono i mestoli per l’acqua, la tavola spianatoia, il matterello per tirare la sfoglia, le rotelle e i coltelli per tagliarla. Anche i Greci erano abituati a produrre i primi tipi di pasta fresca e qualcosa somigliante alla sfoglia risale appunto al primo millennio a.C.. Con il termine “laganon”. I Poeti Orazio e Cicerone nel 35 a.C. parlavano di una “pasta fatta da strisce larghe di sfoglia a base di grano” condita con i ceci o la carne, le “lagane” appunto, termine dal quale pare che derivi l’odierno “lasagne”. atterriamo a Palermo. Anno 1154, il geografo arabo Edrisi raccontava di “un cibo di farina in forma di fili”, chiamato “triyah” (dall’arabo “itrija”). Pare infatti che la Sicilia fosse grande produttrice di pasta in vari formati. Si presume che il motivo per cui venne introdotto l’uovo nella preparazione della pasta fresca, sia avvenuto da un lato sicuramente per il gusto del prodotto finito e dall’altro la maggior malleabilità ed elasticità del composto durante la lavorazione. Tony Mazzanobile -
Tagliolini con crema di melanzane, buccia fritta di melanzane e noci Tagliolini con crema di melanzane, buccia fritta di melanzane e noci
#calendariofebbraioLa melanzana nasce in India. Esistono moltissimi documenti che provano che la sua coltivazione nel sudest asiatico fosse conosciuta fin dalla preistoria. Nonostante ciò, sembrerebbe che l’ortaggio sia rimasto sconosciuto all’Europa fino al 1500. Tuttavia, le primissime testimonianze arriverebbero dalla Spagna del 1300, per una probabile importazione araba. La reputazione della melanzana, comunque, non era ottima. Sicuramente il nome originario arabo badinjian (uova del diavolo) non ha aiutato. Successivamente, nel Medioevo, venne aggiunto “melo”, prefisso che indicava i prodotti vegetali di origine lontana, cambiandone quindi il nome in “melo-badinjian“. Si arriva poi alla nostra “melanzana” quando il latino ha avuto l’esigenza di darne una propria definizione, ovvero quella di mela-non-sana. Per lungo tempo, infatti, si è pensato che questo ortaggio causasse diversi tipi di malattie come l’isteria, tisi, cancro o l’epilessia. Ed in generale, si pensava che la melanzana fosse causa del cattivo umore. Tony Mazzanobile -
Gamberi allo zenzero su avocado e datterini confit, con olio al basilico Gamberi allo zenzero su avocado e datterini confit, con olio al basilico
#calendarioottobreBasilico, la pianta del maligno:Le sue origini sono ben lontane dai nostri orti. La storia del basilico inizia infatti nella penisola indiana e nell’Asia tropicale. Solo ai tempi di Alessandro Magno, nel 4° secolo avanti Cristo, questa pianta varcò i confini del Medio Oriente per arrivare nelle nostre terre. Ancora più tardi, invece, si diffuse in Inghilterra, dove arrivò solamente nel sedicesimo secolo.Insomma, quella che ha condotto il basilico sulle tavole dell’Occidente è una storia lunga e molto lenta. Soprattutto se si pensa che in origine questa pianta non veniva utilizzata come alimento. Nelle popolazioni asiatiche così come in quelle mediterranee, si diffuse infatti dapprima come elemento chiave di superstizioni arcaiche. Per gli antichi greci e ancor prima per gli egizi il basilico era legato a doppio filo con la morte. Esso era utilizzato nei processi di imbalsamazione, come buon auspicio per l’aldilà. I Romani consideravano invece questa pianta come un simbolo del maligno, e alcuni, come Plinio il Vecchio e Crisippo, ne testimoniavano la tossicità per la salute fisica e psicologica degli uomini. Solo nel Medioevo al basilico venne assegnato un compito meno malvagio, entrando finalmente nella rudimentale medicina medievale per curare delle particolari ferite esterne. Solo nel 1700, invece, si iniziano ad avere delle testimonianze scritte dell’utilizzo del basilico in cucina. Tony Mazzanobile -
Coniglio con mini peperoni e salsa verde piemontese Coniglio con mini peperoni e salsa verde piemontese
Circa 3000 anni fa, quando i Fenici provenienti dal Mediterraneo orientale sbarcarono sulle coste della penisola iberica, rimasero sorpresi vedendo l'enorme quantità di conigli selvatici che ci vivevano. Secondo una teoria chiamarono quella terra Hispania che significherebbe "terra dei conigli" in lingua fenicia. Quando la Spagna entrò a far parte dell'Impero romano, attorno al 200 a.C. su alcune monete furono raffigurati conigli come simbolo del paese. Plinio e Varrone raccontano che a Tarragona, città spagnola, un numero considerevole di conigli, che avevano scavato le loro tane sotto le case della città, causarono il crollo di venticinque o trenta abitazioni. Basiluzzo, una delle isole Lipari, fu privata di tutti i suoi raccolti e ridotta alla fame per un’improvvisa proliferazione di conigli.A metà ‘500, lo scrive Dumas, erano così numerosi nelle provincie meridionali della Francia, che un gentiluomo provenzale ne riportò seicento dopo una singola battuta di caccia. Il coniglio, a differenza di gran parte del bestiame allevato da migliaia di anni per scopi alimentari, fu allevato in maniera selettiva solo dal V sec. Questo animale è da sempre considerato emblema di fecondità, perché dieci femmine possono arrivare a dare alla luce in un anno fino a novecento esemplari. Tony Mazzanobile -
Linguine con gamberi, calamari e ricotta pasticciata Linguine con gamberi, calamari e ricotta pasticciata
La ricotta.Nella Bibbia si trovano moltissimi riferimenti al formaggio, realizzato con latte trasportato in otri ottenuti da stomaci di pecore. In Samuele 17,29 si legge “Latte acido, formaggi di pecora e di vacca per Davide e per la sua gente perché si sfamassero” a dimostrazione di consuetudini gastronomiche già consolidate. Ma è Omero che nel narrare le vicissitudini di Ulisse racconta la figura di Polifemo che “seduto, mungeva le pecore e le capre belanti. Fece cagliare subito metà del bianco latte, lo raccolse e lo mise in canestri di vimini”. Questo formaggio piaceva anche agli atleti: durante le Olimpiadi infatti veniva mescolato ad olio d’oliva, miele e frutta. L’etimologia ci rimanda infatti al mondo greco dove il termine “formos” indica il paniere di vimini dove si poneva a riposare la cagliata che poi avrebbe dato origine al formaggio. Infatti il formaggio si ottiene cagliando e stagionando il latte mentre la ricotta si ottiene cuocendo nuovamente (da qui il nome ri-cotta, dal latino recoctus) il siero di latte spurgato dalla cagliata. Aggiungendo un po’ di latte al siero la ricotta sarà più gustosa e si può con certezza affermare che è il primo vero latticino inventato dall’uomo. Tony Mazzanobile -
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