Spaghetto quadro con crema di melanzane, gambero di Mazara, calamari e peperoni

La patata ha origine in Perù, Bolivia, e Messico dove veniva coltivata fin dia tempi della civiltà azteca e incaica. Colombo nei suoi viaggi oltremare non incontrò la patata. Venne invece scoperta dagli spagnoli di Pizarro, sulla Cordigliera Andina, solo a metà Cinquecento. All’inizio il suo nome era “papa”, ma in Europa venne chiamata “patata” perché confusa con la patata dolce delle area tropicali americane. Nella seconda parte del XVI sec. le patate giunsero in Italia grazie ai padri Carmelitani scalzi, i quali insegnarono come dovevano essere coltivate e raccolte. Inopportunamente molti mangiavano non i tuberi ma le foglie e i frutti velenosi (contengono solanina), con conseguenti intossicazioni. Le patate conquistarono così una fama negativa, trovando una forte resistenza come testimonierebbe la sua marginale presenza nei ricettari dell’epoca. Da un punto di vista dietologico, pur essendo ricco di amidi, ha il vantaggio di contenere meno calorie del pane e della pasta (80 kcal per 100 g contro le 270 medie del pane e le 346 delle paste alimentari di semola. La classificazione delle varietà è fatta in base alle caratteristiche della polpa: più soda in quelle a pasta gialla, più farinosa in quelle a pasta bianca. Le patate a pasta gialla sono adatte per insalate, fritture e cotture in cui il tubero sia intero o a pezzi; quelle a pasta bianca esaltano le proprie qualità nei purè e nelle crocchette.
Spaghetto quadro con crema di melanzane, gambero di Mazara, calamari e peperoni
La patata ha origine in Perù, Bolivia, e Messico dove veniva coltivata fin dia tempi della civiltà azteca e incaica. Colombo nei suoi viaggi oltremare non incontrò la patata. Venne invece scoperta dagli spagnoli di Pizarro, sulla Cordigliera Andina, solo a metà Cinquecento. All’inizio il suo nome era “papa”, ma in Europa venne chiamata “patata” perché confusa con la patata dolce delle area tropicali americane. Nella seconda parte del XVI sec. le patate giunsero in Italia grazie ai padri Carmelitani scalzi, i quali insegnarono come dovevano essere coltivate e raccolte. Inopportunamente molti mangiavano non i tuberi ma le foglie e i frutti velenosi (contengono solanina), con conseguenti intossicazioni. Le patate conquistarono così una fama negativa, trovando una forte resistenza come testimonierebbe la sua marginale presenza nei ricettari dell’epoca. Da un punto di vista dietologico, pur essendo ricco di amidi, ha il vantaggio di contenere meno calorie del pane e della pasta (80 kcal per 100 g contro le 270 medie del pane e le 346 delle paste alimentari di semola. La classificazione delle varietà è fatta in base alle caratteristiche della polpa: più soda in quelle a pasta gialla, più farinosa in quelle a pasta bianca. Le patate a pasta gialla sono adatte per insalate, fritture e cotture in cui il tubero sia intero o a pezzi; quelle a pasta bianca esaltano le proprie qualità nei purè e nelle crocchette.
Istruzioni per cucinare
- 1
Tagliate la melanzana a metà nel senso della lunghezza, poi fate delle incisioni col coltello a griglia sulla superficie. Ungete con le mani e ponete le due metà, più il peperone (anch'esso unto) in una leccarda con carta forno, rivolte con la parte tagliata verso il basso. Infornate a circa 200° per 30 min. Poi il peperone lo mettete dentro un sacchetto di carta e poi in un sacchetto di plastica (aiuta a togliere la pelle)
- 2
In una padella mettete un giro d'olio lo scalogno, la patata a fettine sottili e un po' di acqua. Coprite e cuocete finchè non sarà tutto morbido. Adesso togliete la polpa alla melanzana con un cucchiaio e mettetela in un bicchiere per mini piper, insieme alla patata con lo scalogno, un giro d'olio, un po' di peperoncino senza semi, basilico e una foglia di menta. Frullate fino ad ottenere una crema omogenea e perfettamente liscia. Aggiustate di sale.
- 3
Ora togliete la pelle al peperone e tagliatelo a bastoncini. Conditelo con aglio, basilico spezzettato, olio, sale e qualche goccia di tabasco. Fate macerare.
- 4
Ora dopo aver pulito e tolto il carapace ai gamberi, tagliateli a tocchetti e conditeli con olio, pepe, sale e scorza di limone grattugiata.
- 5
Pulite i calamari (togliere anche la pelle), tagliarli a spaghetti e condirli con sale, olio, un rametto di rosmarino, aglio e pepe. Se li lasciate marinare almeno una mezz'oretta è meglio. In una padella calda, senza aggiungere grassi, fate saltare un minuto i calamari a fiamma vivace per qualche istante e sfumate con il rum (o brandy). Ricordate che più li cuocete più duri diventano.. Poi togliete il rosmarino, l'aglio e mettete da parte. Lasciando nella padella il liquido che è rimasto.
- 6
Mettete a cuocere gli spaghetti nel fumetto. Intanto nella padella dove avevate cotto i calamari (senza pulirla) fate appassire leggermente i cipollotti tagliati a rondelle con un goccio d'acqua per non bruciarli.
- 7
A 2/3 minuti da fine cottura trasferite gli spaghetti nella padella. Fate insaporire un attimo, poi aggiungete la crema di melanzane e continuate la cottura aggiungendo fumetto poco per volta. A fine cottura aggiungete tutto il pesce compreso i peperoni. Mescolate velocemente (non deve cuocere ulteriormente!). Un giro d'olio a crudo, più basilico e padellate. Non deve rimanere asciutta!
- 8
Impiattate e buon appetito!
Cooksnap
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“Purtajene nu piatto de chilli maccaruni che li prievete chiamano strangulamuonace e li muonace strangulaprievete”. Brano settecentesco dal “Vocabolario napoletano-italiano” (1877) di Raffaele Andreoli. “strangulapriévete = "strozzapreti"?. Dal greco il verbo straggalào, arrotolare e il verbo prepto, incavare, potrebbe derivare il sostantivo “strangulapriévete " che dall’impasto di acqua, farina e sale si ricavano, arrotolandoli sul tagliere. Questa doppia operazione dell’arrotolamento e dell’incavatura ci fa comprendere perché il verbo greco straggalào e prepto, siano all’origine del termine “strangulapriévete", voce con cui designiamo il formato di pasta. Formato di pasta che troviamo anche nel libro “la pasta” di Serventi e Sabban dove viene citato il manoscritto di cucina lucana scritto in Nerula (Lagonegro-PZ) nel 1524 dal cuoco Antonio Camuria, dove tra l’altro riporta “Per completare questa gamma già ampia si possono aggiungere anche gli strozzapreti, particolari gnocchi di farina e crosta di pane grattugiato, menzionati in un manoscritto meridionale di inizio XVI secolo e destinati a diventare con il tempo una specialità della cucina napoletana”. A consolidare il termine “strangulapriévete " ci pensa Carola Francesconi nella sua”La cucina napoletana” che racconta la novella raccolta nei quartieri “bassi napoletani”, di un prete buongustaio e affamato che mangia con tanta rapidità e in tale abbondanza un piatto di gnocchi da restarne soffocato. Tony Mazzanobile -
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Il chicco di grano è formato da tre parti principali: crusca, endosperma e germe. Il germe è la sua parte embrionale ricca di lipidi, l’endosperma è la parte che contiene amidi e la crusca è lo strato più esterno. La parte più utilizzata per gli alimenti che conosciamo è l’endosperma, poiché è ricca di amido, più conservabile e meno deperibile delle altre due. Tuttavia, eliminando queste due parti, viene ridotta sensibilmente anche la presenza di fibre, vitamine A, E, F e sali minerali nella farina. Questi micronutrienti sono però molto importanti per l’organismo umano e per questo sono state create farine meno raffinate, come quella integrale (ricca di crusca).Esistono varie tipologie di frumento, ma possiamo distinguerle in due categorie principali: grano tenero e grano duro. Entrambe le tipologie vengono utilizzate per l’alimentazione: dal primo si ricavano farine utili alla preparazione di pane, biscotti, pasta fresca all’uovo, torte e pizza; dal secondo, invece, si ricava la semola (di grano duro, semolato, integrale, etc.) che serve a preparare la nostra amata pasta. I diversi tipi di semola contengono una diversa quantità di fibre e sali minerali.Le farine di frumento, segale, kamut, orzo e farro sono composte da glutenina e gliadina, proteine semplici che a contatto con l’acqua formano il glutine. Durante l’impastamento e la panificazione, queste proteine formano la struttura dell’impasto (o forza della farina). Tony Mazzanobile -
Tagliolini con zucchine grattugiate e crema di gorgonzola Tagliolini con zucchine grattugiate e crema di gorgonzola
#dispensadisettembre.Pasta all'uovo. Già nell'era Paleolitico (40.000 anni fa) cominciarono le prime sperimentazioni della pasta. Poi con l'avvento dell'agricoltura continuarono le sperimentazioni. Dai ritrovamenti nella Grotta Bella a Cerveteri, sappiamo che gli antichi Etruschi erano soliti preparare la pasta in casa. Infatti, i bassorilievi delle nicchie sepolcrali raffigurano l’interno di una casa, nella quale si vedono i mestoli per l’acqua, la tavola spianatoia, il matterello per tirare la sfoglia, le rotelle e i coltelli per tagliarla. Anche i Greci erano abituati a produrre i primi tipi di pasta fresca e qualcosa somigliante alla sfoglia risale appunto al primo millennio a.C.. Con il termine “laganon”. I Poeti Orazio e Cicerone nel 35 a.C. parlavano di una “pasta fatta da strisce larghe di sfoglia a base di grano” condita con i ceci o la carne, le “lagane” appunto, termine dal quale pare che derivi l’odierno “lasagne”. atterriamo a Palermo. Anno 1154, il geografo arabo Edrisi raccontava di “un cibo di farina in forma di fili”, chiamato “triyah” (dall’arabo “itrija”). Pare infatti che la Sicilia fosse grande produttrice di pasta in vari formati. Si presume che il motivo per cui venne introdotto l’uovo nella preparazione della pasta fresca, sia avvenuto da un lato sicuramente per il gusto del prodotto finito e dall’altro la maggior malleabilità ed elasticità del composto durante la lavorazione. Tony Mazzanobile -
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L’origine della Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP è strettamente legata al ritrovamento di fossili in Paesi situati nell’Asia centro-occidentale. Documenti ritrovati successivamente, consentono, di affermare che già nel 3000 a.C. la cipolla era conosciuta e consumata dagli Egiziani. Successivamente, grazie a popoli come iFenici, gli Assiri e i Babilonesi la coltura fu introdotta nei Paesi del Mediterraneo. Sono numerose le citazioni latine che fanno supporre che la coltura fosse considerata, già all’epoca, un alimento basilare nelle diete dei popoli. Con l’intensificarsi degli scambi commerciali, la cipolla fu conosciuta ed apprezzata in tutte le parti del mondo.In Calabria, sembra che la cipolla sia stata introdotta dai Fenici nella zona del vibonese e, grazie ad importanti vie commerciali dell’epoca come il porto di Parghelia, diffondendosi in quel tratto di costa tra i mari “lametino” e “viboneto” che va da Amantea a Capo Vaticano. Tony Mazzanobile -
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Il cipollotto è la cipolla raccolta immatura, quando il bulbo ha appena iniziato a crescere e il suo sapore è ancora delicato. C'è quello bianco, che proviene dalla cipolla bianca, con un sapore più accentuato; il più adatto per la cottura. C'è quello Rosso, proveniente dalla cipolla rossa, con un sapore dolce, che si mantiene tale anche se non viene cotto. Quando l'acquistate sceglietelo sodo, senza macchie e troppa terra attaccata. Meglio se il gambo verde è tagliato di fresco. Conservazione: facilmente deperibile, quindi per poterlo preservare più a lungo è consigliabile conservarlo in un luogo areato, asciutto e buio, disponendo i bulbi in modo che l'aria possa circolare. È possibile fare dei mazzetti e appenderli in un luogo che abbia le caratteristiche che ho appena indicato, utilizzando della rafia. Può essere conservato in frigo per 3-4 giorni, chiuso in un contenitore ermetico per evitare che l'odore si trasferisca sugli altri alimenti. Proprietà: ricco di potassio e di un discreto contenuto di calcio; contiene anche vitamina C e quelle dei gruppi B1, B2 e PP. Chi soffre di digestione lenta sarà beneficiato dal suo consumo, mentre non è indicato per chi soffre di gastrite in quanto può rivelarsi irritante. Risulta essere piuttosto calorico. Un consiglio: sarebbe meglio consumarlo cotto in quanto l'olio essenziale volatile che contiene (solfuro di allile), responsabile del suo forte odore (nonchè delle fastidiose lacrime che determina), in cottura svanisce. Tony Mazzanobile -
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