Brasato al Sangiovese con couscous condito

Il cuscus (o con grafia francese "couscous") è un alimento tipico del Nordafrica, ricavato dal grano duro macinato in modo “grossolano”, sposato con una zuppa di erbe e radici tagliate a pezzi, e insaporito con pezzi di carne e olio. Preparato in speciali pentole di terracotta sovrapposte, dette cuscussiera, dove nella parte inferiore cuocciono le verdure e i pezzi di carne, e nella parte superiore (bucherellata) bolle la semola. A diffondere questa pietanza nel mediterraneo furono prima gli arabi, poi tra la il '600 e la fine del ‘700 vi parteciparono anche i corallatori, i pescatori di corallo dalle origini genovesi, che risiedevano nell’isola di Tabarca (davanti a Tunisi). Questi uomini di mare, imbarcando fra le provviste anche un cospicuo quantitativo di kuskussù, lo fecero “peregrinare” in Spagna, Francia, Sardegna, Liguria ecc.. In Sicilia il cuscus arrivò massicciamente nella seconda metà dell'800, portato dai lavoratori della fascia San Vito Lo Capo-Mazara del Vallo che si recavano nella costiera tunisina. Piatto della pace tra i popoli del Mediterraneo, alla fine dell'Ottocento divenne argomento di narrazione letteraria nei resoconti dei viaggi fatti nell'Africa settentrionale, il celebre Edmondo de Amicis in un suo scritto ricordava il "cous cous" come piatto di principi e di popolo.
Brasato al Sangiovese con couscous condito
Il cuscus (o con grafia francese "couscous") è un alimento tipico del Nordafrica, ricavato dal grano duro macinato in modo “grossolano”, sposato con una zuppa di erbe e radici tagliate a pezzi, e insaporito con pezzi di carne e olio. Preparato in speciali pentole di terracotta sovrapposte, dette cuscussiera, dove nella parte inferiore cuocciono le verdure e i pezzi di carne, e nella parte superiore (bucherellata) bolle la semola. A diffondere questa pietanza nel mediterraneo furono prima gli arabi, poi tra la il '600 e la fine del ‘700 vi parteciparono anche i corallatori, i pescatori di corallo dalle origini genovesi, che risiedevano nell’isola di Tabarca (davanti a Tunisi). Questi uomini di mare, imbarcando fra le provviste anche un cospicuo quantitativo di kuskussù, lo fecero “peregrinare” in Spagna, Francia, Sardegna, Liguria ecc.. In Sicilia il cuscus arrivò massicciamente nella seconda metà dell'800, portato dai lavoratori della fascia San Vito Lo Capo-Mazara del Vallo che si recavano nella costiera tunisina. Piatto della pace tra i popoli del Mediterraneo, alla fine dell'Ottocento divenne argomento di narrazione letteraria nei resoconti dei viaggi fatti nell'Africa settentrionale, il celebre Edmondo de Amicis in un suo scritto ricordava il "cous cous" come piatto di principi e di popolo.
Istruzioni per cucinare
- 1
Tirate fuori la carne dal frigo almeno un'ora prima. Pulitela con carta da cucina, massaggiatela con olio, sale e pepe e coriandolo macinato. Poi fate aderire la paprika e legatela per mantenere la forma. Poi in una casseruola calda a bordi alti mettete due giri d'olio e una noce di burro. Fate rosolare e cicatrizzare la carne in tutta la sua superficie.
- 2
Aggiungete la cipolla, la carota e il sedano tagliati a pezzi. Unite anche un mazzetto di aromi freschi legato (timo, rosmarino, origano), sfumate con il vino. Fate evaporare l'alcol a fiamma vivace e poi abbassate la fiamma al minimo e fate cuocere coperto per circa 2/2,30 ore. Se dovesse asciugarsi troppo aggiungete brodo.
- 3
Intanto mettete a macerare il pomodoro Camone, privato di semi e tagliato a pezzetti, con basilico, aglio, peperoncino, aglio e qualche oliva taggiasca tagliata a metà.
- 4
Tirate fuori la carne dal forno e avvolgetela in un foglio di alluminio per circa 20 min. Poi aprite il foglio e fatela raffreddare prima di tagliarla a fette spesse poco più di mezzo centimetro.
- 5
Ora togliete gli aromi dalla casseruola e frullate il fondo ad immersione. Poi filtrate con colino. Mettete in una padella aggiungendo una noce di burro. Fate restringere in modo che non sia troppo liquido, ma un po' cremoso. Poi spegnete il fuoco e immergetevi le fette di carne che potrete scaldare al momento di impiattare.
- 6
Preparate il cous cous come istruzione su confezione, poi lo sgranate e lo mescolate con il pomodoro dopo aver tolto l'aglio. Aggiustate di sale.
- 7
Impiattate e Buon Appetito!
Cooksnap
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Stracotto piemontese con polenta e cipolline borettane Stracotto piemontese con polenta e cipolline borettane
Quando si parla di cucina piemontese sicuramente si possono sciorinari piatti ricchi e succulenti cominciando dall'intramontabile vitello tonnato ai famosissimi ravioli del plin. Passando poi per ricette come la salsa verde, irresistibile compagna di bolliti e panini. E i dolci? I migliori! Il bonet o la panna cotta, la cui bontà non smette mai di conquistare i palati golosi di tutto il mondo. E dopo questa irresistibile carrellata di golosità, che fanno parte del patrimonio della cucina italiana, non possiamo che passare al top: lo stracotto. Molti conoscono e hanno sempre sentito parlare del "brasato al barolo" ma l'unica differenza con lo stracotto è che il brasato si mette prima della cottura a marinare con il vino per 12 ore. Tony Mazzanobile -
Coniglio con mini peperoni e salsa verde piemontese Coniglio con mini peperoni e salsa verde piemontese
Circa 3000 anni fa, quando i Fenici provenienti dal Mediterraneo orientale sbarcarono sulle coste della penisola iberica, rimasero sorpresi vedendo l'enorme quantità di conigli selvatici che ci vivevano. Secondo una teoria chiamarono quella terra Hispania che significherebbe "terra dei conigli" in lingua fenicia. Quando la Spagna entrò a far parte dell'Impero romano, attorno al 200 a.C. su alcune monete furono raffigurati conigli come simbolo del paese. Plinio e Varrone raccontano che a Tarragona, città spagnola, un numero considerevole di conigli, che avevano scavato le loro tane sotto le case della città, causarono il crollo di venticinque o trenta abitazioni. Basiluzzo, una delle isole Lipari, fu privata di tutti i suoi raccolti e ridotta alla fame per un’improvvisa proliferazione di conigli.A metà ‘500, lo scrive Dumas, erano così numerosi nelle provincie meridionali della Francia, che un gentiluomo provenzale ne riportò seicento dopo una singola battuta di caccia. Il coniglio, a differenza di gran parte del bestiame allevato da migliaia di anni per scopi alimentari, fu allevato in maniera selettiva solo dal V sec. Questo animale è da sempre considerato emblema di fecondità, perché dieci femmine possono arrivare a dare alla luce in un anno fino a novecento esemplari. Tony Mazzanobile
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